Come investire in diamanti
Investire in diamanti può essere una soluzione da prendere in considerazione, soprattutto in periodi di fluttuazioni economiche.
Si tratta certamente di un investimento meno comune e meno diffuso rispetto a quello in immobili, titoli azionari o obbligazioni ma, in determinati casi e a certe condizioni, può essere addirittura più sicuro, a patto di osservare alcuni accorgimenti, di informarsi bene, di comprendere fino in fondo tutte le dinamiche di questo mercato.
Abbastanza diffuse sono infatti le truffe legate alla compravendita di diamanti, frutto di leggerezze da parte di acquirenti in cerca di facili guadagni o semplicemente di disinformazione, oltre che di cattiva fede da parte di venditori spregiudicati.
Partendo dal presupposto che, in linea di massima, non esistono investimenti in grado di garantire facili guadagni, si può affermare che, con tutte le accortezze del caso, investire in diamanti può essere una buona scelta.
Tra gli elementi da considerare, è prima di tutto importante evidenziare che, trattandosi di materie prime, anche i diamanti subiscono le fluttuazioni di prezzo legate alle disponibilità, ovvero alle scorte e alla produzione.
I diamanti possono essere considerati un bene rifugio ovvero un bene con un valore intrinseco reale ed effettivo, elemento che, insieme alle altre caratteristiche legate all’indubbio fascino rappresentato dalla tipologia di oggetto, ne amplifica la seduttività: da non dimenticare che si sta parlando di pietre preziose, sempre attuali per occasioni speciali e con un ampio mercato.
Per investire in diamanti, occorre disporre di alcune competenze tecniche; per chi non le possiede, è opportuno rivolgersi a un esperto fidato, soprattutto in fase di acquisto.
La qualità e, di conseguenza, il valore delle pietre dipende infatti da determinate caratteristiche legate a scale di parametri:
– peso e grandezza in carati;
– taglio;
– purezza;
– colore.
Più alti sono i valori dei parametri legati a queste caratteristiche e maggiore sarà il prezzo del diamante.
In linea di massima, una pietra con un’alta valutazione può veder crescere il proprio valore nel lungo periodo; il trend può essere invece diverso per piccole pietre più comuni o con una valutazione non molto alta.
L’investimento in diamanti può essere effettuato nelle banche che si appoggiano solitamente a gruppi di investimento del settore, anche se è sempre buona norma verificare i prezzi perché ci sono stati casi in cui i sono stati comunque gonfiati.
Tra più importanti broker, vi sono: Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment. Naturalmente, come tutti gli investimenti è buona norma diversificare anche il portafoglio diamanti.
Investire in diamanti: pro e contro
Secondo la Consob, i diamanti non costituiscono strumenti finanziari, al pari di azioni e obbligazioni. Possono quindi essere rivenduti secondo il loro valore di mercato, senza che debba essere obbligatoriamente fornito il prospetto informativo per la documentazione del livello di rischio dell’investimento.
A differenza di altre materie prime come l’oro, il caffè, il gas, non esiste poi un indice finanziario in grado di presentare in maniera obiettiva la situazione del mercato di questo tipo di beni. Esiste invece un listino, il Rapaport di New York, che pubblica un bollettino settimanale consistente in una tabella con gli indici dei prezzi delle pietre calcolati sula base dei parametri di riferimento.
Le banche forniscono inoltre listini, spesso più promozionali che ufficiali, e riportati su tabelle dei prezzi che talvolta non rispecchiano l’effettivo valore di mercato.
Un altro listino, in tempo reale, che va confrontato con i prezzi presentati dalle banche di investimento, è l’IDEX (International Diamond Exchange), che spesso presenta valori effettivi molto diversi dal Rapaport.
In conclusione, la garanzia per verificare l’obiettività dell’investimento in diamanti sembra non esserci. La buona notizia è invece che il mercato dei diamanti è sempre piuttosto attivo e la rivendita è abbastanza agevole.
Da un punto di vista fiscale, i diamanti acquistati sono soggetti solamente al regime dell’iva del 22% ed eventuali plusvalenze determinate dalla vendita non sono soggette a tassazione. Imposta, quella del 22%, che fra l’altro non viene applicata per le proprietà di diamanti in zona franca detenute a Rotterdam, Le Havre e Anversa, dove ha sede la più importante Borsa mondiale per i diamanti grezzi.
Meglio investire in diamanti o in oro?
Difficile la decisione se investire in diamanti o in oro. In entrambi i casi, ci si trova di fronte a beni rifugio, ideali in momenti di instabilità economica globale.
Si può innanzitutto dire che, mentre nel primo caso, ci si trova di fronte a beni potenzialmente deteriorabili (le pietre si possono ad esempio scheggiare e, quindi, perdere il proprio valore), l’oro è la forma di investimento più sicura, anche se può essere meno remunerativa dell’investimento in diamanti.
Attualmente, ci si trova in una fase di crescita del valore dei diamanti perché la produzione è in calo ma forse anche per via del fatto che le società multinazionali estrattrici sono poche e tendono a monopolizzare il mercato, collegandosi direttamente a canali commerciali di più ampia portata economica e politica.
Al momento, i principali estrattori sono Russia e Congo, ma anche Australia e Angola.
I mercati più importanti di compravendita dei diamanti sono invece India, Cina e Stati Uniti. Per fare un confronto, l’oro a differenza dei diamanti, è però commercializzato sul mercato come una commodity e presenta il proprio indice finanziario, è legato a parametri “standard” facilmente misurabili, come il peso e le dimensioni, basti pensare al lingotto d’oro. Caratteristiche che mettono l’oro in una categoria sicuramente meno rischiosa ma anche potenzialmente meno remunerativa.
Investire in diamanti: opinioni
Le opinioni in merito a questo mercato sempre più in crescita sono divergenti.
C’è chi parla di possibili truffe, di prezzi di listino gonfiati e insicurezza nella certificazione del valore.
C’è invece chi si schiera. Sono infatti diversi gli investitori italiani ad aver puntato su questo mercato, che rappresenta un valore di ben 2.5 miliardi di euro da vent’anni, per la sicurezza rappresentata da questo bene durevole e impermeabile alle oscillazioni dell’inflazione.
L’Antitrust e la Consob vigilano, contribuendo al controllo e alla protezione degli investitori.