Flat tax cosa è, come funziona, vantaggi e svantaggi
Con Flat tax in senso stretto si definisce un modello fiscale basato sull’applicazione di una sola imposta ad aliquota unica e fissa sui redditi, che non prevede l’utilizzo di deduzioni o detrazioni fiscali. Nei sistemi fiscali che adottano la Flat tax, dunque, non viene applicato il principio di progressività delle imposte.
Flat tax traduzione
Flat tax significa letteralmente imposta piatta e, con tale termine, si fa generalmente riferimento al sistema di imposizione non progressivo che prevede un’unica imposta con aliquota fissa (o, al limite, due) che va ad applicarsi al reddito di famiglie ed imprese di uno Stato. Si tratta quindi di un modello fiscale semplificato e molto distante da quelli basati su tasse con aliquote progressive, dove risultano applicate più aliquote di imposta progressivamente proporzionali al crescere del reddito imponibile.
I sistemi tributari che prevedono la tassa piatta sono poco diffusi nelle economie più sviluppate – soprattutto in quelle occidentali – dove i regimi fiscali prevedono un’aliquota progressiva sui redditi delle famiglie e sui profitti delle imprese, affinché l’imposizione aumenti in percentuale all’aumentare del reddito.
Il termine Flat tax è stato utilizzato per la prima volta dall’economista americano Milton Friedman, premio Nobel per l’economia nel 1976, che elaborò ed ideò tale modello negli anni ‘50.
Flat tax cosa è
La Flat tax propriamente detta fa riferimento ad un impianto fiscale con una sola ed unica tassa ad aliquota fissa per tutti, mentre il principio sottostante alla proposta di Flat tax italiana è quello che porterebbe ad abbandonare il modello di tassazione progressivo IRPEF (Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche) con cinque aliquote, andando ad introdurre un’imposizione fiscale uguale per tutti i cittadini sulla base di due determinate aliquote e prendendo in considerazione poche fasce di reddito.
L’idea di sostituire la struttura della tassazione IRPEF con la tassa piatta è stata proposta per la prima volta dal governo Berlusconi, da sempre favorevole al modello di Milton Friedman, ed è stata poi sposata del tutto dal segretario della Lega Matteo Salvini.
Occorre precisare che, in Italia, è già presente una sorta di Flat tax entrata in vigore a partire dal 2004: si tratta dell’Imposta sul Reddito delle Società (IRES), che ha sostituito la vecchia IRPEG (Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche) e che prevede una sola aliquota che rimane fissa ma che è modificabile di anno in anno con le leggi di bilancio. Attualmente l’IRES ha una aliquota pari al 24 per cento.
In Italia, tuttavia, qualsiasi modello fiscale, con tassa piatta o meno, deve rispettare l’art. 53 della Costituzione che contempla a sua volta il principio di progressività nell’imposizione tributaria. Per questo motivo, i vari studi in corso sulla Flat tax italiana prevedono comunque nel nuovo sistema fiscale la progressività dell’imposta attraverso l’utilizzo di due aliquote per scaglioni di reddito diversi (si parla per questo anche di Dual tax), oltre alla possibilità di utilizzare deduzioni forfettarie per le famiglie che non superano determinate soglie reddituali.
In Europa, la Flat tax è stata adottata principalmente dai Paesi dell’Est: ad esempio, in Estonia c’è una sola aliquota fissa del 25 per cento, in Romania ammonta al 16 per cento, Albania e Bulgaria sono ferme al 10 per cento. Nella maggior parte dei Paesi che hanno adottato la tassa piatta, le principali conseguenze sono state quelle di una riduzione iniziale del gettito fiscale per lo Stato ed una ovvia riduzione della spesa pubblica, soprattutto per quanto riguarda i sussidi alle famiglie. La Flat tax è infine utilizzata in Russia ed in cinque Stati americani.
Se l’obiettivo dell’introduzione di un regime fiscale piatto è quello di migliorare il contesto socio economico di un Paese, si dovrebbero tuttavia considerare anche diversi scenari macroeconomici e bisognerebbe pensare a riforme strutturali aggiuntive, da accompagnare alle modifiche del modello fiscale.
Flat tax come funziona
Una delle novità presenti nella nuova legge italiana di bilancio 2019 riguarda proprio la riforma fiscale con Flat tax, che prevedrebbe già da quest’anno l’introduzione di due aliquote fisse per circa un milione e mezzo di partite Iva di lavoratori autonomi e professionisti.
Sarebbero tre le aliquote applicabili alle partite IVA con il nuovo modello tributario. In dettaglio, è prevista: una aliquota al 5 per cento per le startup, una aliquota del 15 per cento per professionisti ed autonomi con redditi inferiori a 65 mila euro ed una aliquota del 20 per cento – che dovrebbe entrare in vigore nel 2020 – sempre per autonomi e professionisti con redditi compresi tra i 65 e 100 mila euro.
Sempre nella nuova manovra fiscale, è prevista anche un’imposta sostitutiva e forfettaria al 7 per cento per i pensionati che trasferiscono la residenza dall’estero al Sud Italia ed in comuni con popolazione non superiore ai venti mila abitanti.
L’effettiva e definitiva introduzione della Flat tax a pieno regime anche per lavoratori dipendenti dovrebbe avvenire tra il 2020 ed il 2021. Nel nuovo modello impositivo, tuttora in fase di studio e di analisi dei costi e benefici, sarebbero dunque previste due aliquote e delle deduzioni forfettarie non applicabili più al singolo contribuente ma al nucleo familiare.
In particolare:
- una aliquota del 15 per cento applicabile per i redditi familiari fino a 50 mila euro;
- per la stessa aliquota del 15 per cento, sono previste delle deduzioni di 3 mila euro per ogni componente del nucleo, per redditi familiari fino a 35 mila euro;
- per la stessa aliquota del 15 per cento sono previste delle detrazioni riconosciute solo per carichi familiari, per i redditi familiari compresi tra 35 mila euro e 50 mila euro;
- una aliquota del 20 per cento per i redditi familiari che superano la soglia di 50 mila euro.
Con l’introduzione della Flat tax, o Dual tax, è dunque previsto che il sistema tributario italiano basato sull’IRPEF venga del tutto modificato, poiché gli scaglioni di reddito scenderebbero da 5 a 4, cambierebbero le aliquote (da 5 a 2), nonché le soglie del reddito imponibile e le deduzioni che diventerebbero forfettarie.
È infine previsto anche un taglio dell’IRES che passerebbe dal 24 al 20 per cento con la conseguente abolizione della mini IRES sugli investimenti.
L’introduzione della Flat tax per le partite IVA dovrebbe costare tra i 2 ed i 4 miliardi di euro per il 2019 (anche in termini di minore gettito) mentre, secondo diversi studi effettuati dal Ministero dell’Economia e da Bankitalia tra febbraio e marzo 2018, l’introduzione della Flat tax per le famiglie potrebbe arrivare a costare 50 miliardi di euro, cifra che dovrebbe essere reperita in qualche modo; sono infatti già state introdotte in Italia le clausole di salvaguardia che prevedono eventuali aumenti dell’IVA, in caso di mancato reperimento dei fondi per le spese pubbliche.
Flat tax vantaggi e svantaggi
In Italia l’introduzione di un sistema di tassazione basato sulla Flat tax viene visto come una vera e propria rivoluzione fiscale. Come qualsiasi rivoluzione, anche la Flat tax è sottoposta ad attente analisi di economisti, fiscalisti, giuristi e politici, nelle quali vengono pesati in modo dettagliato i pro e i contro.
Secondo alcuni esperti che si occupano anche di economia italiana, con la tassa piatta si riuscirebbe a recuperare buona parte delle tasse mai pagate dagli evasori fiscali. Se ci fosse un’aliquota più bassa, secondo le loro previsioni, in un Paese con alto debito e con tanto denaro sommerso come l’Italia, ai cittadini converrebbe pagare le tasse anziché evaderle.
Per i sostenitori della Flat tax, una riduzione della pressione fiscale garantirebbe ai contribuenti maggiore potere d’acquisto e consentirebbe alle imprese di effettuare maggiori investimenti: solo in questo modo, si potrebbero creare le condizioni adatte a far ripartire quelle economie ferme a tassi di crescita economica e produttiva molto bassi.
Secondo le fazioni contrarie alle riforme fiscali che prevedono l’introduzione della Flat tax, una tassa uguale per tutti o poche aliquote fisse per pochi scaglioni di reddito tenderebbero invece a favorire la parte di popolazione già benestante e ricca, in questo modo proporzionalmente meno colpita dalla pressione fiscale.
Inoltre, secondo i detrattori, una minore pressione fiscale significherebbe allo stesso tempo anche minori entrate per le casse dello Stato: non certo, infatti, che il recupero del denaro sommerso possa andare a riempire in larga parte il vuoto procurato nel bilancio dello Stato. Come è noto, l’Italia ha un debito pubblico elevatissimo e, nell’immediato, l’introduzione di aliquote fisse e più basse potrebbe anche causare conseguenze imprevedibili.