Aprire un conto corrente bancario all’estero non è illegale. Questa prima e fondamentale informazione permette di sgombrare il campo da molte incertezze e dubbi sull’argomento. Bisogna tenere a mente che l’Italia è parte integrante dell’Unione Europea e, per questo, grazie al libero scambio di persone e cose (tra cui anche il denaro) che può avvenire tra i paesi membri, aprire un conto corrente all’estero non solo non è illegale – nel rispetto di alcune condizioni – ma potrebbe essere anche economicamente vantaggioso. Lo stesso discorso, seppur con qualche piccolo passaggio burocratico in più, vale per i paesi che si trovano al di fuori dell’Unione Europea.
Apertura conti esteri online
Da quando internet ha iniziato ad abbattere molte barriere fisiche ed informative, le operazioni finanziarie hanno mutato aspetto. Nel corso degli anni, si è passati dallo scontrarsi con una burocrazia infinita, alla possibilità di aprire un conto corrente online all’estero in pochi e semplici click, ad esempio anche direttamente da casa. In quest’ultimo caso – è ovvio – i vantaggi in termini di risparmio di tempo sono innumerevoli.
Si potrebbe aprire un conto corrente online in una banca estera e non avere mai la reale necessità di recarsi fisicamente in una delle sue sedi oppure di non incontrare mai un suo dipendente o di non dovergli mai parlare al telefono.
Per eventuali approfondimenti, infatti, molte banche estere mettono a disposizione sul loro sito internet le cosiddette F.A.Q. (Frequently Asked Questions) ovvero le domande frequenti e i dubbi più ricorrenti che i correntisti potrebbero porre alla banca, corredati ovviamente dalle relative risposte. In questo modo, ogni nuovo cliente che desidera avere delle informazioni ufficiali, precise e dettagliate ha la possibilità di consultarle comodamente da casa.
Per aprire un conto corrente online, in genere, è necessario avere sotto mano:
– un documento d’identità in corso di validità;
– il quadro RW della dichiarazione dei redditi correttamente compilato (informazione richiesta con giacenza o movimentazione superiore a 15.000,00 euro).
In assenza di presentazione di questi due basilari documenti, con ogni probabilità la banca estera non aprirà la pratica di apertura del conto corrente online.
Conti deposito esteri a confronto
Spesso si sceglie di aprire un conto corrente estero per evitare il rischio di una eventuale crisi bancaria in Italia, oppure perché si vorrebbe godere di interessi migliori. Alcune compagnie bancarie estere sono ancora in grado di proporre interessanti tassi di interesse, soprattutto rispetto quelle italiane, sui conti deposito vincolati, ovvero quei conti correnti che consentono di riavere indietro il cento per cento del capitale investito insieme a una certo rendimento dello stesso, a fronte di un vincolo che non permette al correntista di usufruire del denaro prima di un determinato periodo di tempo.
Mettere a confronto le varie banche estere non è un operazione facile e immediata ma ci si potrebbe orientare verso alcuni paesi, guardando alla stabilità e ai rendimenti che vengono proposti.
Se, ad esempio, si è in cerca di rendimenti elevati, la Spagna non fa al caso: gli istituti di credito spagnoli propongono tassi di interesse simili a quelli italiani e lo stesso vale per Francia e Germania.
Gli istituti inglesi invece hanno un’offerta migliore e più competitiva – quanto meno al momento, prima degli effetti definitivi della Brexit – al pari di Norvegia e Svezia.
Le sorprese possono arrivare guardando alle economie in forte crescita come Polonia, Croazia, Slovacchia, Olanda e Repubblica Ceca.
Conti esteri: tassazione
A proposito di tassazione, quale percentuale si applica ai prodotti finanziari, ai conti correnti e ai libretti di risparmio detenuti all’estero? Tale tassa prende il nome di Ivafe, ovvero Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero.
Per i prodotti finanziari, l’Ivafe viene calcolata sul valore in base al periodo di detenzione e dal 2014 è pari al 2 per mille.
Per quanto riguarda i conti correnti e i libretti di risparmio detenuti all’estero, l’imposta è stabilita nella misura fissa di 34,20 euro per le persone fisiche e di 100,00 euro per le aziende su ciascun conto o libretto attivo all’estero che sia superiore ai 5.000,00 euro. Quest’ultima imposta si applica sia ai conti correnti italiani che esteri ed è stata introdotta dal Governo Monti nel famoso decreto Salva Italia a partire dal 2011.
Conti esteri non dichiarati
Aprire in maniera corretta e trasparente un conto corrente presso una banca estera è legale ma non dichiarare un conto corrente o altri prodotti finanziari detenuti all’estero è un reato punibile dall’ordinamento italiano ed europeo. Non dichiarare il proprio conto corrente detenuto all’estero vorrebbe dire eludere e truffare il fisco italiano, che per questo non potrebbe applicare la tassazione prevista.
Su internet, è possibile anche trovare informazioni inerenti ai cosiddetti paradisi off-shore ovvero quei paesi inseriti nella black-list dal governo italiano, che si rifiutano di fornire le informazioni sui correntisti italiani che dispongono di ingenti somme negli istituti di credito sul loro territorio. Anche in questo caso, è utile ricordare che si tratta di operazioni assolutamente illegali, tra l’altro molto difficili da realizzare se non con l’ausilio di specialisti del mondo bancario e finanziario. Chi decide di intraprendere questa strada è mosso molto spesso dall’obiettivo di tenere nascoste somme di denaro proprio al fine di eludere il fisco italiano e quindi la tassazione prevista.
Conti esteri: controlli
Pensare di sfuggire ai controlli incrociati sui prodotti finanziari da parte delle autorità europee è quasi impossibile. I ministri dell’economia dei paesi membri dell’Unione Europea hanno dichiarato letteralmente guerra agli evasori fiscali: non è possibile aprire un conto corrente anonimo e ogni paese estero in cui se ne detiene uno è obbligato a comunicare al paese di residenza del correntista tutti i dati sulle attività finanziarie di cui è al corrente.
Le probabilità di sfuggire ai controlli è perciò prossima allo zero.
Per quanto riguarda le somme da portare all’estero, è utile ricordare che la legge consente di movimentare fisicamente denaro in una singola operazione (senza nulla dichiarare alla dogana) fino ad un massimo di 9.999,00 euro tra i paesi membri dell’Unione Europea.
Per tutti gli importi superiori, sarà necessario dichiarare al Fisco l’operazione.
Infine, è importante sapere che tutte le somme che vengono trasferite all’estero devono essere lecite all’origine e questo deve essere dimostrabile da chi le detiene. Ogni operazione di trasferimento, infatti, viene monitorata attentamente per reprimere il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.