Nella vita, per un motivo o per un altro, può capitare di avere a che fare con un atto o ufficio giudiziario. È dunque importante essere a conoscenza del fatto che, per ogni atto, è prevista una tassazione. In questo articolo, verranno fornite alcune indicazioni su come funziona la tassazione degli atti giudiziari: in particolare, in cosa consiste, chi deve pagarla e come.
In cosa consiste la tassazione degli atti giudiziari
È importante essere a conoscenza del fatto che ogni atto giudiziario è soggetto ad una tassazione. Avere a che fare con un ufficio giudiziario, quindi, significa anche fare i conti con la tassazione degli atti giudiziari.
Ogni procedimento giudiziario e ogni atto che concludono una fase di giudizio sono sottoposti a registrazione. Nel momento in cui viene emessa una sentenza o qualsiasi provvedimento, la cancelleria dell’ufficio che li ha emessi manda comunicazione all’Agenzia delle Entrate, chiedendo la registrazione entro i termini stabiliti.
Nel dettaglio, i termini sono i seguenti:
. 20 giorni per chiedere che vengano registrati gli atti in cui il cancelliere fa da ufficiale rogante e i decreti di trasferimento inerenti a procedure esecutive;
. 5 giorni per i provvedimenti di condanna di risarcimento danni, per quanto riguarda i procedimenti penali e quelli che chiudono le cause civili.
In base al decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986 (c.d. Testo Unico Registro o T.U.R.), gli atti giudiziari sono soggetti a un’imposta di registro, indipendentemente dal fatto che siano impugnabili o che siano stati già impugnati.
In generale, l’imposta di registro è un tributo previsto dallo Stato per la registrazione di atti giuridici presso l’Agenzia delle Entrate: si tratta di un’imposta indiretta dovuta per la registrazione pubblica o privata di ogni trasferimento di ricchezza, col fine di remunerare lo Stato per il fatto di tenere traccia di alcuni atti dei privati, in modo da dare loro certezza giuridica.
Nel caso degli atti giudiziari, l’imposta di registro va a tassare la ricchezza espressa negli atti portati a registrazione.
In base ai diversi casi, differenti possono essere i soggetti obbligati al pagamento.
In generale, è possibile e lecito che l’Agenzia delle Entrate richieda il pagamento dell’imposta a tutte le parti in causa, senza valutare l’esito della sentenza: in questo caso, quindi, tutte le parti sono tenute obbligatoriamente a pagare l’imposta di registro.
Nonostante ciò, si può comunque ricordare il cosiddetto principio di soccombenza, che afferma che la parte che deve coprire le spese legali è quella che deve anche pagare l’imposta di registro.
Gli importi della tassa sugli atti giudiziari e dell’imposta di registro possono essere direttamente calcolati sul sito dell’Agenzia delle Entrate, dove è anche possibile pagare tutto direttamente online, attraverso i codici tributo che vengono indicati.
Imposta di registro a seconda del tipo di atto giudiziario
Entrando nel merito della materia dal punto di vista della giurisprudenza, vanno fatte alcune distinzioni, a seconda della tipologia di atto giudiziario:
. per gli atti giudiziari civili, è previsto per legge l’obbligo di registrazione, anche nel caso in cui il giudizio sia parzialmente definito; in questa categoria, sono compresi i decreti ingiuntivi esecutivi, i provvedimenti di aggiudicazione nonché quelli di assegnazione. Sono compresi anche i casi di scioglimento delle comunioni, provvedimenti che rendono efficaci sentenze straniere nello Stato di riferimento e i provvedimenti che stabiliscono l’esecutività di un lodo arbitrale.
. per gli atti giudiziari penali, questi vanno registrati solo quando la sentenza diviene definitiva; la liquidazione dell’Imposta di registro deve essere effettuata in una sola soluzione;
. per gli atti giudiziari in ambito amministrativo, nel caso in cui una delle parti processuali sia un’Amministrazione dello Stato, è prevista una registrazione a debito, cioè senza il pagamento contemporaneo delle imposte dovute: qualora a richiedere la registrazione dovesse essere l’Amministrazione Statale, l’imposta è prenotata a debito per la parte spettante a quest’ultima, mentre il residuo deve essere corrisposto dall’altra parte processuale; viceversa, se la registrazione viene richiesta da una parte differente rispetto all’Amministrazione statale o da nessuna delle parti, l’imposta sarà pagata interamente dalla parte privata.
Chi paga l’imposta di registro
Nei confronti del fisco, l’obbligo di registrazione grava su tutte le parti del processo in via solidale, senza alcuna distinzione tra parte soccombente o vittoriosa. Tale obbligo non si estende, però, a chi sia intervenuto nel processo in maniera volontaria, al fine di sostenere le ragioni di una delle parti, in quanto rimane estraneo al rapporto considerato nella sentenza stessa.
Vanno diversamente le cose, invece, per quanto riguarda il rapporto tra le parti. Al termine del giudizio, le spese sono poste dal giudice con sentenza a carico della parte soccombente, che è quella che deve rimborsare al vincitore le spese anticipate, compreso anche l’eventuale pagamento dell’imposta di registro. A seconda delle vicende processuali, poi, il giudice può disporre la compensazione totale o parziale delle spese, così come può infliggere delle eventuali sanzioni.
La parte interessata, che di norma è quella vittoriosa, richiede solitamente la registrazione della sentenza. Ciò avviene, per esempio, quando si intende notificare l’atto per far decorrere al più presto i termini per impugnare, che sono di 30 giorni dal momento in cui viene notificata la sentenza.
Resta il fatto che chi ha pagato l’imposta può comunque chiedere al soccombente il rimborso dell’importo pagato, anche se le spese del processo sono state interamente compensate.
Imposta di registro, come si calcola
Di seguito, vengono indicate le principali aliquote per il calcolo delle imposte di registro, a seconda del tipo di sentenza.
. Per quanto riguarda le sentenze di trasferimento di diritti reali su beni immobili o su altri beni, vengono applicate le medesime imposte stabilite per gli atti corrispondenti: quindi, se il trasferimento è soggetto ad IVA, l’imposta è in misura fissa di 200 euro; se il trasferimento non è soggetto ad IVA l’aliquota viene calcolata in percentuale al 2 per cento per la prima casa, tranne che per le categorie catastali A/1, A/8, A/9, e al 9% negli altri casi; l’aliquota è invece del 12 per cento, nel caso di terreni agricoli e pertinenze a favore di soggetti diversi da imprenditori agricoli di professione e coltivatori diretti.
. Nel caso di sentenze di condanna al pagamento di somme oppure valori, ad altro tipo di prestazioni oppure ancora alla consegna di beni di ogni natura l’aliquota è pari al 3 per cento.
. Per i casi di accertamento di diritti a contenuto patrimoniale, l’aliquota dell’imposta di registro è pari all’1 per cento.
. Nel caso di sentenze che non rientrano in nessuna delle tre ipotesi precedenti, il pagamento è di 168,00 euro.
. Per le sentenze che dichiarano la nullità di un atto o ne stabiliscono l’annullamento, anche se decretano la condanna alla restituzione di denaro o beni, oppure la risoluzione di un contratto, la quota è di 168,00 euro.
. L’imposta di registro è sempre di 168,00 euro anche per le sentenze di cessazione o scioglimenti degli effetti civili del matrimonio o per la separazione personale, anche nel caso sussistessero condanne al pagamento di assegni o attribuzioni di beni patrimoniali, che fanno già parte della comunione fra i coniugi, o ancora nel caso di modifica di queste condanne.
. Anche nel caso di sentenze di omologazione l’imposta in questione è di 168,00 euro.
. Per le sentenze del Consiglio di Stato e TAR anche parziali, che definiscono il giudizio con condanna al pagamento di somme di denaro differenti dalle spese relative al processo, l’aliquota è pari al 3 per cento.
Come si paga l’imposta di registro
Fatta chiarezza su cosa sia l’imposta di registro e sui soggetti che sono tenuti al pagamento, è bene sapere anche come procedere per il pagamento della stessa.
La prima cosa da fare è identificare le informazioni necessarie richieste per il pagamento della tassazione per atti giudiziari.
Una volta che la cancelleria ha trasmesso l’atto all’Agenzia delle entrate, le parti possono attendere l’avviso di liquidazione dell’imposta notificato dall’Agenzia, attraverso il quale viene effettuata la richiesta del pagamento entro 60 giorni, oppure provvedere spontaneamente al pagamento.
Per poter determinare a quanto ammonta l’importo da versare, il metodo più diretto e sicuro è quello di far riferimento alla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate. Seguendo la procedura proposta, è possibile visualizzare gli importi dovuti, la causale e il codice tributo del provvedimento giudiziario in questione.
Ciò che viene richiesto nella suddetta procedura è di indicare i seguenti dati al fine di individuare l’atto giudiziario:
. ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente;
. ente emittente;
. numero del provvedimento;
. tipo di provvedimento;
. anno del provvedimento.
Dopo aver individuato e indicato tutti i dati relativi alla tassazione del proprio atto giudiziario, il pagamento dell’imposta di registro può essere effettuata con l’apposito modello F23. Sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è possibile seguire una procedura guidata molto semplice e intuitiva per poter compilare al meglio il proprio F23 e pagare la tassa.
La ricevuta di pagamento deve essere perciò consegnata all’Agenzia che provvederà a registrare l’atto. Quest’ultima lo restituirà poi alla cancelleria.
Nel caso si dovesse verificare il mancato pagamento, l’importo viene iscritto a ruolo, dopo di che si procede al recupero forzato di quanto dovuto, con aggravio di spese.
Non solo tassazione atti giudiziari: imposta di registro per casa e altri casi
Nonostante non si tratti di un atto giudiziario, anche l’acquisto della prima casa è soggetto al pagamento dell’imposta di registro, tassa di natura diversa rispetto a quelle descritte sopra.
L’importo dell’Imposta di Registro di base è di 200 euro, ai quali si aggiunge l’imposta di bollo di 16 euro ogni 4 facciate.
Gli importi per l’acquisto della prima casa variano a seconda del fatto che l’acquirente e il venditore sia un privato o una società.
La casistica è abbastanza articolata e prevede aliquote o importi differenti.
Anche per quanto riguarda i contratti di affitto, è necessario pagare l’imposta di registro. Il tipo di immobile che viene affittato determina la registrazione e l’importo della tassa.
Ci sono poi degli atti che sono esclusi dall’obbligo di registrazione, ad esempio:
. gli atti che riguardano la liquidazione, applicazione, riscossione, rimborso, rateazione e riduzione di tasse e imposte;
. gli atti riguardanti il catasto;
. quelli sulla dichiarazione o traslazione di veicoli iscritti al P.R.A. (Pubblico Registro Automobilistico);
. gli atti sui contratti di lavoro subordinato.