Bonus POS: che cosa è e cosa prevede

Bonus POS: che cosa è e cosa prevede

 

Al fine di incentivare le transazioni effettuate con strumenti di pagamento tracciabili negli esercizi commerciali e, conseguentemente, di ridurre l’evasione fiscale, il legislatore italiano ha previsto un premio rivolto sia a consumatori che esercenti, il cosiddetto Bonus POS.

Di seguito, i dettagli dell’iniziativa.

 

 

Cosa significa POS

Letteralmente, POS significa Punto di Vendita, acronimo inglese di Point Of Sale.

Sul piano pratico, POS identifica un terminale elettronico in grado di accettare e registrare pagamenti effettuati con strumenti quali bancomat, carte di credito, di debito, prepagate, ecc., dotati di chip e/o banda magnetica.

Negli ultimi anni, i POS si sono evoluti e, grazie alla tecnologia contactless (senza contatto), sono in grado di gestire transazioni effettuate con strumenti di pagamento col solo avvicinamento della carta del caso o di wallet (portafogli) elettronici contenuti in applicazioni su dispositivi mobile (ad es. smartphone, smartwatch). Inoltre, alcuni POS sono in grado di operare in assoluta mobilità, grazie alla possibilità di collegarsi al web.

 

Cosa è il Bonus POS

Per incentivare i pagamenti elettronici e per cercare di contrastare l’evasione fiscale, lo Stato ha introdotto il Bonus POS. In buona sostanza, è previsto che lo Stato rimborsi una quota della spesa ai consumatori finali che effettuano pagamenti elettronici tramite carte o app e, parallelamente, riconosca un credito di imposta ad esercenti, professionisti e aziende sulle commissioni addebitate per le transazioni elettroniche ricevute attraverso strumenti elettronici di pagamento tracciabili.

Il riferimento legislativo è l’art. 22 del Decreto Legge n. 124 del 26.10.2019, successivamente disciplinato dal punto di vista operativo dal provvedimento n. 181301/2020 del 29 aprile 2020.

 

 

Cosa prevede il Bonus POS: credito d’imposta per gli esercenti

Per gli esercenti, il Bonus POS prevede il riconoscimento di un credito d’imposta da parte dello Stato, nella misura del 30 per cento dell’importo delle commissioni addebitate a partire dalla data dell’1 luglio 2020 per i pagamenti ricevuti tramite strumenti di pagamento elettronici tracciabili, quali carte di credito, di debito, prepagate, bancomat, app, ecc.

La condizione è che i ricavi o compensi afferenti all’anno di imposta precedente non superino i 400.000,00 euro.

Nel computo del credito di imposta, sarà cura dell’esercente distinguere le transazioni relative a pagamenti da parte dei consumatori finali, che danno diritto al Bonus POS, rispetto a quelle effettuate da titolari di partita iva, che invece non possono essere considerate per ottenere il Bonus POS. Il sistema gestionale dell’esercente deve pertanto essere in grado di tenere traccia dei pagamenti in base alla modalità, distinguendoli tra quelli effettuati dai consumatori finali rispetto a quelli dei titolari di partita iva.

 

Cosa prevede il bonus POS: fino a 300 Euro di rimborso per i consumatori

Per i consumatori, il Bonus POS prevede di riconoscere un rimborso del 10 per cento dell’importo delle spese effettuate in modalità elettronica con carte o app. Il rimborso ha un tetto massimo di 1.500,00 euro a semestre e 3.000,00 euro all’anno, con una soglia minima di numero di operazioni, al fine di incentivare le transazioni elettroniche e tracciabili anche nelle spese di importo basso.

 

Quali spese danno diritto al Bonus POS

Per ottenere il Bonus POS, occorre effettuare pagamenti con sistemi di pagamento elettronici tracciabili.

A patto, dunque, di pagare con strumenti tracciabili, qualsiasi tipologia di spesa può dare diritto al Bonus POS: consumazioni al bar, conti del ristorante o del parrucchiere, acquisti di prodotti di elettronica o di capi di abbigliamento, ricevute del meccanico, ecc.

Al momento, sembrerebbero esclusi dal Bonus POS gli acquisti online.

 

Procedura per ottenere il bonus POS

Per gli esercenti, la procedura per ottenere il credito di imposta relativo al Bonus POS prevede che, attraverso il Sistema di Interscambio dei Dati (infrastruttura dedicata allo scambio di flussi di dati tra Agenzia delle Entrate e amministrazioni e società), i provider dei servizi di pagamento (fornitori del servizio POS) – banche, istituti di credito, prestatori di servizio – inviino all’Agenzia delle Entrate l’elenco delle transazioni elettroniche dell’esercizio convenzionato, oltre a un’altra serie di informazioni per la tutela della trasparenza bancaria, quali l’importo delle commissioni, dei costi fissi ecc. La comunicazione deve avvenire telematicamente in modalità sicura e con cadenza mensile, entro il ventesimo giorno del mese di riferimento delle operazioni.

Il credito d’imposta da parte dell’esercente potrà essere compensato a partire dal mese successivo a quello in cui sono stati effettuati i pagamenti

La richiesta del credito d’imposta da parte dell’esercente potrà avvenire attraverso un modulo F24, da inviare telematicamente, indicando il codice tributo 6916, corrispondente al Credito d’imposta commissioni pagamenti elettronici – articolo 22, decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124.

Per i consumatori finali, la procedura per ottenere il rimborso prevede la registrazione sull’app IO della Pubblica Amministrazione: in particolare, gli utenti dovranno inserire il proprio codice fiscale e i dati delle carte ad essi associate, oltre all’Iban.

I rimborsi verranno accreditati sul conto corrente.