Il tema della pensione è sempre molto caldo e sentito tra i lavoratori: tanti i dubbi, i timori e le perplessità.
Quel che è certo, purtroppo, è che per i soggetti che sono entrati nel mondo del lavoro negli ultimi decenni, la pensione non consentirà probabilmente di sostenere un tenore di vita pari a quello di cui si può godere mentre si è ancora nella condizione di lavoratori. Uno degli strumenti che, in alcuni casi, può venire a supporto è il Fondo Cometa, di cui si approfondiscono i dettagli di seguito.
Cos’è il Fondo Cometa
Si tratta di un Fondo Nazionale Pensione Complementare il cui obiettivo è quello di aumentare il livello della futura pensione.
È una sorta di salvadanaio, anzi qualcosa in più: si tratta del fondo pensione previsto da CCNL dell’industria metalmeccanica privata, dell’installazione di impianti e delle aziende industriali orafe-argentiere, che prevede in alcuni casi il contributo del datore di lavoro e consente ai lavoratori che vi aderiscono di averne dei vantaggi fiscali.
In pratica, dopo aver aderito e dal momento in cui viene effettuato il primo versamento al fondo, ogni lavoratore comincia a creare la sua pensione complementare. Questo avviene grazie ai contributi che vengono versati dall’associato: in sostanza, la somma del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) più il contributo del datore di lavoro (a patto di versare un contributo individuale in percentuale minima prevista), oltre ai rendimenti maturati dagli stessi.
Questa è la fase di accumulo, che va proprio dal primo versamento fino al momento in cui il lavoratore arriva all’età pensionabile.
Quella che viene definita come Posizione Individuale è la somma che viene accumulata man mano nel tempo ed è sempre verificabile online, in ogni momento, perché viene periodicamente aggiornata.
Ogni lavoratore fissa preventivamente il reddito pensionistico che intende raggiungere dal momento del pensionamento, dopo di che adatta l’entità dei versamenti, in base al livello della pensione che vuole ottenere.
È molto importante tenere sempre monitorato l’andamento del piano previdenziale, in modo da poter apportare delle possibili modifiche, se necessario, per arrivare al livello di contribuzione che il futuro pensionato desidera e che si sarà prefissato.
Nel momento in cui il lavoratore raggiunge l’età pensionabile, la posizione individuale è la base su cui calcolare la pensione complementare, che poi verrà erogata per tutti i restanti anni della sua vita, durante la cosiddetta fase di erogazione per l’aderente al fondo.
Per il lavoratore, inoltre, c’è la possibilità di poter usufruire delle prestazioni prima del pensionamento: si tratta di somme che derivano dall’accumulo e che possono quindi essere richieste prima del termine previsto ma solo in alcune particolari situazioni.
Il Fondo Cometa è uno di quei fondi pensione chiamati chiusi e negoziali, nascendo infatti da trattative collettive tra i datori di lavoro e i dipendenti.
Lo scopo è dunque quello di assicurare una pensione integrativa ai lavoratori dei settori lavorativi a cui si riferiscono: aderire al Fondo Cometa consente quindi di andare ad avere una pensione che si somma a quella che si percepirà dall’INPS, con una certa forma di tutela e un sicuro vantaggio per il lavoratore.
La scelta di aderire o meno è assolutamente volontaria e personale. Il lavoratore aderente dovrà poi far fronte alla capitalizzazione individuale, ovvero il versamento di quote di denaro, una sorta di pagamento a rate.
Il contratto stabilisce appunto il versamento di tali somme ed è il lavoratore stesso a stabilire l’ammontare della quota pagata ogni mese.
Per questo motivo, nonostante di tratti di una contrattazione collettiva, la capitalizzazione si definisce individuale.
Come funziona il Fondo Cometa
Ogni lavoratore che aderisce al Fondo Cometa ha una cosiddetta posizione individuale in cui vanno a confluire i contributi versati, che possono essere di varia natura: TFR, eventuali contributi del datore di lavoro e individuale, contributi volontari…
Il lavoratore che sceglie di sottoscrivere il Fondo Cometa accetta il fatto che il suo TFR, nella percentuale stabilita durante la contrattazione collettiva, confluirà nel Fondo stesso.
Una precisazione è d’uopo: se il soggetto aderente ha iniziato a lavorare prima del mese di aprile del 1993, allora può scegliere una percentuale tra il 40% o il 100%; in caso contrario, in realtà, non c’è scelta e la percentuale relativa al TFR è necessariamente del 100%.
Oltre al TFR, è possibile anche decidere di versare volontariamente un contributo individuale ulteriore, prelevato direttamente dalla busta paga mensile e versato al Fondo: se questa somma è pari o superiore all’1,2 per cento, cioè la soglia percentuale minima fissata durante la contrattazione collettiva, allora si ha diritto a ricevere un contributo economico da parte del datore di lavoro per il quale si presta la propria attività lavorativa, in percentuali diverse a seconda dei casi previsti, che andrà anch’esso a incrementare la pensione integrativa.
Possono poi essere versati dal lavoratore anche degli ulteriori contributi volontari tramite bonifico bancario.
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Fondo Cometa Rendita
Al raggiungimento del pensionamento, l’avente diritto percepirà una rendita per tutti gli anni di vita successivi.
Tale vitalizio potrà essere differente sulla base dell’età del pensionato, del capitale accumulato e della tipo di rendita scelta.
Diverse sono le tipologie di rendita proposte dal Fondo Cometa:
. vitalizia immediata;
. reversibile (che prevede un beneficiario designato, dopo l’eventuale decesso del pensionato);
. certa per 5 o 10 anni e poi vitalizia;
. con restituzione del montante residuale (controassicurata);
. vitalizia LTC (per situazioni di non autosufficienza).
Per approfondimenti, si rimanda alle informazioni riportate sul sito ufficiale del Fondo Cometa.
Maggiori saranno le somme accumulate e/o l’età al momento della pensione, tanto più alto sarà l’importo della rendita pagata mensilmente.
Al raggiungimento dell’età pensionabile, l’avente diritto può anche richiedere l’erogazione immediata di una percentuale pari al 50 per cento del capitale maturato (per gli aderenti a forme pensionistiche complementari prima del 29 aprile 1993, addirittura del 100 per cento, con rinuncia alla rendita), con conseguente diminuzione dell’importo della rendita erogata successivamente.
Fondo Cometa rendimento: vantaggi e svantaggi
Per i lavoratori interessati, è importante conoscere vantaggi e svantaggi legati all’adesione al Fondo Cometa, per poter fare le proprie valutazioni e prendere le decisioni giuste.
Tra i vantaggi, il primo è quello relativo alle detrazioni fiscali: i contributi – individuali, volontari e del datore di lavoro – possono essere dedotti dal reddito fino alla cifra massima di 5164,57 euro; il TFR viene invece tassato al raggiungimento della pensione.
Altro beneficio è quello di una disciplina fiscale agevolata, col fine di incentivare i lavoratori a integrare la loro pensione: ad esempio, la tassazione sui rendimenti, su anticipi e riscatti, su capitale e rendita è particolarmente vantaggiosa, nei vari casi previsti.
Questo non significa che non ci siano degli svantaggi.
A pari passo col basso costo, c’è da dire che anche i tassi di interesse del rendimento sono tendenzialmente minori rispetto ad altri fondi.
Oltre a questo, dato che i contributi sono congelati finché il lavoratore non va in pensione, si può richiedere un anticipo solo in casi particolari; se però si ha bisogno urgentemente di liquidi, si consiglia di non fare affidamento all’anticipo del Fondo Cometa, perché la procedura per ottenerli non è mai delle più rapide e semplici.
Fondo Cometa: conviene?
È ovviamente importante valutare se conviene oppure no aderire al Fondo Cometa, dato che, per tutto il periodo di accumulo, una parte dello stipendio viene comunque versata per la contribuzione integrativa, anche se in una percentuale che può essere modesta.
In generale, il timore del lavoratore medio in questi ultimi tempi è quello di versare denaro tutta la vita per poi non trovarsi nulla e di vedere tutti i propri risparmi in fumo.
Nel caso del Fondo Cometa, si può dire che, tendenzialmente, si può stare tranquilli, perché queste tipologie di piani di accumulo non sono speculative come altre, essendo fondi chiusi e rivolti solamente a ad una determinata categoria di lavoratori. Inoltre, non bisogna dimenticarsi che nei casi in cui una parte dei contributi viene versata dal datore, il lavoratore metalmeccanico ha un vantaggio economico ulteriore.
Se si considera poi lo stato attuale delle casse dell’Inps e il livello delle pensioni di oggi, avere la pensione integrativa non può che essere la scelta migliore per non rischiare di avere una pensione da miseria.
In ogni caso, si tratta per alcuni versi di una forma investimento, il che presuppone quindi un’accurata valutazione, soprattutto delle proprie possibilità economiche nell’aderirvi.