Spread traduzione
Come molti termini del mondo della finanza, il termine spread deriva dalla lingua inglese dove il verbo to spread significa allargare, divaricare. Nell’ambito dei mercati finanziari, lo Spread misura infatti quanto due tassi d’interesse sono distanti ovvero, in gergo, sono divaricati l’uno rispetto all’altro.
Spread cos’è
Lo Spread è prevalentemente utilizzato come strumento di analisi delle obbligazioni. È fondamentale specificare che lo Spread e i suoi utilizzi hanno senso solo in senso reciproco. Gli Spread servono per valutare le obbligazioni o i titoli uno rispetto all’altro, quindi, il punto di partenza è sempre l’individuazione di un termine di confronto rispetto al quale calcolare lo Spread.
Di solito, si utilizza il tasso di rendimento di un’obbligazione che abbia un’elevata diffusione sui mercati e che sia considerata unanimemente a rischio zero o prossimo a zero. Quindi, si calcola il differenziale di rendimento fra l’obbligazione da analizzare e quella a rischio zero: lo Spread è il valore risultante e rappresenta il parametro principale con cui avviene la comparazione verso le altre obbligazioni. Quanto più alto è lo spread e maggiore sarà la rischiosità percepita del titolo preso in considerazione.
Questo approccio è molto utile soprattutto se i titoli hanno caratteristiche simili fra loro, come l’appartenenza allo stesso comparto (ad esempio, entrambi sono titoli di Stato o entrambe obbligazioni societarie dello stesso settore), la stessa valuta in cui sono stati emessi i titoli (dollaro, euro, sterlina, ecc.), lo stesso rating relativo alla sostenibilità dell’indebitamento e così via.
Spread europei
Una delle obbligazioni più utilizzate come termine di confronto è il titolo di Stato tedesco a 10 anni (Bund) che è probabilmente uno degli investimenti finanziari considerati, a torto o ragione, più sicuri al mondo, insieme al titolo di Stato statunitense e all’investimento in Oro.
Lo Spread contro il Bund si calcola per i titoli di Stato degli altri paesi, soprattutto europei, ma anche per le obbligazioni societarie emesse dalle aziende per finanziarsi (obbligazioni cosiddette corporate).
Attualmente, il Bund ha un rendimento dello 0,60% annuale mentre, per quanto riguarda gli Spread, possono andare da valori bassissimi come 0,20-0,30%, tipici delle società considerate a minor rischio (grandi multinazionali con bilanci solidi e ricavi stabili), fino a valori superiori a 5-10%, per obbligazioni di società molto rischiose o paesi emergenti considerati pericolosi.
Spread titoli di Stato
Nel contesto internazionale, gli Spread dei diversi titoli di Stato vengono ormai utilizzati comunemente per esprimere giudizi sulla rischiosità percepita dei singoli paesi. Ad esempio, sul sito web del Sole 24 Ore si trovano gli Spread di Italia, Francia, Spagna, Irlanda e Portogallo, in termini di centesimi dove, quindi, 1,00% corrisponde a 100 punti base. Nei momenti di paura sulla tenuta dei conti pubblici e di altre variabili economico-finanziarie importanti o in corrispondenza di appuntamenti elettorali particolarmente critici, lo Spread è utilizzato come un vero e proprio termometro del rischio paese.
I valori medi degli Spread oscillano storicamente nel tempo anche in maniera rilevante: è quindi difficile stabilire a priori quando uno Spread è alto o basso. Per dare un riferimento, in questo periodo storico in cui gli Spread sono storicamente piuttosto bassi, valori inferiori a 100-150 punti base sono da considerare relativamente fisiologici, mentre sopra a 300 sono sintomo di difficoltà finanziarie del soggetto che ha emesso l’obbligazione.
Il tipo di analisi obbligazionaria sopra descritto vale sia nell’ambito europeo che in un contesto globale, calcolando in quest’ultimo caso però lo Spread contro il Titolo di Stato statunitense (cosiddetto Treasury, diminutivo di Treasury Bond) dato che anch’esso è considerato un’obbligazione con rischio prossimo a zero.
Per questo motivo, la maggior parte delle obbligazioni che circolano sui mercati finanziari americani, poiché sono emesse in valuta dollaro, vengono analizzate calcolando lo Spread rispetto al titolo di Stato USA mentre quelle dell’area Euro, relative a titoli di stato dei paesi europei o emessi da società in valuta Euro, vengono comparate rispetto al Bund tedesco.
Spread BTP Bund
Lo Spread diventato più familiare agli Italiani è quello relativo al titolo di stato italiano (BTP, Buono del Tesoro Poliennale), lo Spread BTP-Bund.
Un esempio può essere esemplificativo: al momento dell’articolo, il titolo di Stato tedesco (Bund) con scadenza 10 anni rende lo 0,60% mentre quello italiano (BTP) rende l’1,90%. La differenza fra l’1,90% italiano e lo 0,60% tedesco è pari a 1,30%, che corrisponde allo spread BTP-Bund che si può leggere in questi giorni sui giornali o sui siti specializzati.
Questo parametro è diventato famoso soprattutto durante gli anni 2011 e 2012 quando, a causa di una crisi finanziaria globale trasmessa per contagio anche all’Italia, lo Spread passò da valori vicini a 100 fino a 600/700 punti base. Questa vera e propria crisi di fiducia sull’Italia fu tale da provocare una crisi di governo che aprì la strada alla nascita del Governo Monti che, con delle decisioni di finanza pubblica piuttosto impopolari (taglio delle pensioni e istituzione di nuove tasse), riuscì a riportare lo Spread sotto a 400.
Anche se lo Spread è ormai una misura di rischio paese molto conosciuta e familiare a tutti ma è da molti criticata in quanto troppo sintetica e troppo dipendente dalle politiche monetarie delle banche centrali (i cosiddetti quantitative easing) che, con i loro acquisti di Titoli di stato dell’uno o dell’altro paese, possono distorcerne la significatività.
Spread mutui
Nel contesto di un Mutuo o di un Finanziamento, lo Spread è il ricarico che la banca decide di aggiungere al costo di finanziamento sostenuto per accedere al denaro, quale compensazione del rischio associato al prestito e quale margine di guadagno vero e proprio.
Fra le principali banche mondiali, il denaro viene comprato e offerto ad un costo (in Europa chiamato Euribor, Euro Interbank Offered Rate), che è il tasso medio a cui avvengono le transazioni finanziarie in Euro tra le banche europee.
Un prestito o un mutuo erogato ad un cliente dovrà perciò avere un costo più alto dell’Euribor per compensare le spese di gestione, i rischi dell’operazione e per realizzare un guadagno. Questo margine aggiuntivo è lo Spread.
Nei mutui a tasso variabile, lo Spread viene aggiunto al tasso Euribor, dove quest’ultimo costituisce la componente variabile del tasso mentre lo Spread quella fissa, che resterà invariata per tutta la durata del mutuo.
Nei mutui a tasso fisso, invece, lo Spread costituisce la quota aggiuntiva sommata all’IRS (Interest Rate Swap) che è il tasso d’interesse che la banca paga per proteggersi dalle future variazioni dei tassi d’interesse rispetto al tasso fisso con cui finanzia il cliente; queste variazioni, in un orizzonte temporale di decine di anni quali quelle dei mutui, potrebbero avere forti ripercussioni negative sull’equilibrio finanziario della banca erogante.
In quest’ultimo caso, lo Spread serve alla partenza per calcolare il tasso finale; dopo, il costo del mutuo non potrà più subire variazioni.