Investimenti finanziari a rischio
Gli investimenti sono attività finanziarie o d’impresa finalizzate a generare un profitto o un incremento delle attività produttive di chi li attua, partendo da un capitale iniziale.
In questo articolo, ci si focalizzerà sugli investimenti finanziari ma si tenga presente che anche per quelli non finanziari valgono considerazioni simili su rischi e rendimenti.
Il concetto di partenza su cui convergono sia chi lavora in questo settore nella pratica sia chi ne studia la teoria è che il rischio e il rendimento commisurato a quest’ultimo sono gli elementi costitutivi primari degli investimenti.
Prima di procedere ad una disamina dei vari tipi di rischio, è bene sottolineare un aspetto utile che viene spesso sottovalutato da chi effettua investimenti: anche se spesso ciò non avviene, i rischi connessi agli investimenti devono sempre essere dettagliatamente esplicitati da chi li propone. La mancata esplicitazione dei rischi è talmente ricorrente e critica che i Regolatori hanno ritenuto essenziale promuovere leggi e procedure vincolanti che obbligano chi propone investimenti al pubblico a consegnare l’opportuna documentazione sui rischi e a fornire le prove di averlo fatto.
La Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), autorità per la vigilanza dei mercati finanziari, annovera alcuni principali rischi per un investimento, elencati di seguito.
– Rischio di variazione nel prezzo: il prezzo dell’investimento varia in funzione del rischio, per cui maggiore è il rischio e maggiore sarà l’ampiezza delle oscillazioni che subisce il prezzo dell’investimento, tanto in positivo quanto in negativo. A livello generale, quando un strumento finanziario è un titolo di debito (obbligazione) invece che un titolo di capitale (azione), il rischio è minore in quanto, oltre all’interesse previsto dall’obbligazione, alla scadenza dello strumento in oggetto si riceve tutto il capitale investito.
Per i titoli azionari, invece, dato con la loro sottoscrizione si diventa soci dell’impresa che li emette subendo eventuali decrementi di valore dell’impresa sottostante, il rischio è maggiore a causa della possibilità di perdere tutto il capitale investito.
– Rischio di credito: legato alla solvibilità e alla stabilità finanziaria dell’emittente, influenza notevolmente il rischio complessivo dell’investimento.
– Rischio di illiquidità: la difficoltà di vendere rapidamente e senza perdite rilevanti gli investimenti; a questo riguardo, gli investimenti non quotati sono sicuramente meno liquidi di quelli quotati.
– Rischio di cambio che si manifesta se si investe in titoli denominati in valuta diversa da quella domestica ed è legato alla variabilità del rapporto di cambio tra le due valute.
Investimenti rischiosi ma redditizi
Nell’ottica di massimizzare la redditività, occorre fare i conti con l’entità dei rischi, che vanno correttamente valutati solo alla luce di due concetti importantissimi per ogni investitore: la diversificazione e l’orizzonte temporale.
La diversificazione è un accorgimento necessario per minimizzare il rischio di concentrazione, cioè il rischio sostenuto in caso di esposizione degli investimenti rispetto a un unico emittente o per investimenti appartenenti ad uno stesso settore di attività piuttosto che ad una medesima area geografica.
Come si può intuitivamente comprendere pensando al detto non mettere tutte le uova in un unico paniere, la concentrazione si evita riducendo il peso percentuale dei singoli investimenti rispetto alla grandezza del portafoglio totale.
In questo senso, investimenti rischiosi, quando vengono inseriti in un portafoglio con un ammontare percentuale limitato, presentano per l’investitore un rischio molto più basso di quanto espresso dai semplici parametri del singolo investimento preso da solo. Inoltre, a livelli avanzati di conoscenza del mondo degli investimenti, si impara che il modo in cui interagiscono fra loro numerosi diversi investimenti può ulteriormente aiutare a comprimere il rischio totale: semplificando, se due investimenti si muovono normalmente in senso opposto l’uno all’altro, quando uno sale di valore l’altro scende e viceversa, quindi la combinazione dei due si muoverà in modo più stabile dei singoli.
La ripartizione fra tanti investimenti, ciascuno con un peso specifico limitato, è il principio cardine per realizzare una corretta diversificazione e minimizzare il rischio degli investimenti.
Alla luce di quanto illustrato, quando si affronta il problema di quale rischio assegnare ad un investitore, è sempre meglio porre la questione in termini di rischio relativo ad un portafoglio di investimenti in quanto, solo se opportunamente diversificato in un portafoglio con diversi investimenti, un investimento diventa efficiente.
L’orizzonte temporale aiuta invece a contestualizzare i rischi degli investimenti rispetto ai singoli individui e alle loro esigenze. Il motivo si può ben comprendere con un esempio: si pensi ad un soggetto con tolleranza medio-bassa al rischio che deve valutare degli investimenti che presentano una notevole volatilità, ossia forti oscillazioni di prezzo che sono comprensibilmente fonte di perplessità. Se ha ad esempio come obiettivo quello di crearsi una pensione integrativa nel giro di 20-30 anni, il suo orizzonte temporale sarà così ampio da permettergli di ignorare tutta la volatilità di breve termine – che è una parte rilevante della volatilità totale – e il rischio di volatilità degli investimenti sarà tollerabile e anzi forse necessario per lui.
Se, al contrario, il soggetto avesse bisogno di mantenere il suo capitale pronto per essere impiegato nel breve termine – ad esempio per acquistare un immobile in qualche mese o anno – il rischio sarà per lui troppo alto perché potrebbe trovarsi a vendere gli investimenti in una fase di ribasso dei prezzi, inficiando così il suo potere di acquisto.
Investimenti a rischio zero
Senza rischio non esiste alcun investimento: come estremo, si pensi al fenomeno delle banche a rischio, impensabile fino a qualche decina di anni fa in Italia…
È quindi abbastanza improprio parlare di investimenti a rischio zero dato che gli investimenti senza rischio non esistono.
In realtà, anche quelli apparentemente a rischio zero comportano quanto meno il rischio di decrementare il proprio potere d’acquisto da parte dell’inflazione.
Investimenti a basso rischio
Infine, ecco una serie di investimenti a basso rischio elencati di seguito.
Normalmente, sono considerati a rischio molto basso alcuni investimenti assicurativi a capitale garantito, come ad esempio le Polizze vita di ramo I, che prevedono clausole che impediscono perdite sul capitale, con investimenti separati rispetto a quelli delle compagnie assicurative.
Anche i Conti deposito, se sottoscritti per un ammontare inferiore al minimo protetto dallo Stato in caso di fallimento della banca, sono investimenti a rischio molto basso, soprattutto se sottoscritti con banche primarie.
Stesso discorso vale anche per i portafogli, opportunamente diversificati, di Titoli di Stato ed obbligazioni emesse da società solide ad alto rating.
Tutte queste soluzioni presentano rischi piuttosto bassi, quasi nulli nel breve periodo.
Nel medio-lungo periodo ovviamente occorre però fare sempre i conti con la possibilità che l’inflazione eroda il potere d’acquisto.
Investimenti ad alto rischio
All’estremo opposto nella scala dei rischi, ad esempio, si possono annoverare gli investimenti interamente costituiti da azionario i quali, a fronte di un elevato rendimento, presentano una volatilità dei prezzi molto alta. Per la maggioranza degli investitori, questi investimenti sono sostenibili solo per la parte del proprio patrimonio da destinare ad obiettivi di lungo periodo.
Spostandosi all’estremo più alto della scala dei rischi, si possono trovare gli investimenti che presentano leva finanziaria o costituiti da derivati – come i CFD (Contract Of Difference) utilizzati nel Trading online – dove la possibilità di perdere tutto il proprio capitale è reale e li rende appropriati solo per gli investitori speculativi o con una conoscenza approfondita dei mercati e degli strumenti finanziari.